LA NOSTRA STORIA

L'INFANZIA (1980-1983)

Ora il Circolo procedeva sicuro nel suo cammino, sviluppando le sue attività alla Maddalena, presso il Centro per la Riabilitazione del cardiopatico.

I contatti tra i soci, che aumentavano progressivamente in un clima di amicizia, creavano una vera e propria collaborazione spontanea automaticamente acquisita dal Circolo e dalla quale ne farà derivare le sue manifestazioni più caratteristiche e tradizionali. Un chiaro esempio ne è "LA FESTA SOTTO L'ALBERO".

Già prima della nascita del Circolo, coloro che partecipavano alla riabilitazione si riunivano, come del resto è d'uso nella collettività, prima delle feste natalizie per uno scambio di auguri. Si faceva così un piccolo festino, consistente in una bicchierata, un taglio di prosciutto ed offerte di piccoli doni al personale della riabilitazione. Sorto il Circolo, il festino tradizionale si ampliava abbellito da un albero natalizio, dalla presenza di una piccola orchestra e rallegrato dalla sempre maggior partecipazione di soci e del personale di tutte e tre le strutture cardiologiche.

I soci deponevano i loro doni sotto l'albero, quindi la solita allegra bicchierata, il taglio prima di uno, poi di due prosciutti e quindi... le danze. Il tutto sempre alla Maddalena presso il Centro di riabilitazione. Più tardi il festino, dato l'aumentare dei partecipanti, si trasferirà alla Stazione Marittima e quindi alla Ginnastica Triestina * ma ormai è storia d'oggi. Conseguentemente a questa attività - chiamiamola moderna - durante la festa natalizia si venivano a sviluppare attività più proprie alle caratteristiche sociali del Circolo, quali la consegna al personale della cardiologia di quelli che originariamente furono definiti premi di studio: uno fu intitolato alla memoria del socio fondatore Mariano Cramastetter (aggiornamento al personale della Cardiologia), un secondo intitolato alla memoria del socio fondatore Pino Colarich (particolare bontà e gentilezza di cuore verso gli assistiti).

Successivamente questi premi diventarono vere e proprie borse di studio, alle quali più tardi se ne aggiunse una terza intitolata al socio Umberto Pradel.

Altra conseguenza, derivata dalla Festa sotto l'albero, originata dal portare i doni raccolti durante la festa sia al reparto di cardiologia che al Centro cardiologico, distribuendoli al personale, fu quella di creare un rapporto diretto con il personale delle due strutture da parte dei soci del nostro Circolo, rapporti che si concretizzarono successivamente in una ulteriore attività del Circolo: le visite periodiche ai ricoverati nel reparto di cardiologia. Gli ex ammalati, ormai validamente restituiti alla società civile, si presentavano a coloro che erano costretti in un letto di ospedale quale dimostrazione palpabile sulla efficacia delle cure applicate in cardiologia.

Questo contatto con gli ammalati risultò avere un effetto psicologico favorevole tale da essere seguito ed esaminato attentamente dai medici. Originariamente era lo stesso prof. Camerini a presentare i soci-visitatori agli ammalati, ed erano o i medici o gli infermieri che avvisavano l'ospite sulle eventuali condizioni particolari di taluni ammalati, onde evitare inopportune situazioni di disagio che avrebbero potuto verificarsi.

Del resto successe proprio a me che, durante una visita, mi accostai ad un ammalato, mi presentai quale ex-infartuato, gli descrissi gli effetti benefici delle cure prima e della riabilitazione poi, lo rassicurai sul fatto che, una volta guarito, avrebbe potuto correre, saltare, riprendere qualsiasi attività fisica. Questo Signore mi ascoltò gentilmente e tranquillamente. Una volta completato il mio fervorino, guardandomi gravemente mi disse: "Io le credo e mi auguro che anche per me tutto avvenga come Lei mi ha descritto, solo temo che in fatto di correre e saltare avrò qualche piccola difficoltà". Così dicendo, alzò il lenzuolo: era amputato di una gamba. Evidentemente chi mi aveva indirizzato a quell'ammalato aveva ritenuto di informarmi sulla sua situazione cardiaca per la quale era attualmente ricoverato, e non su un fatto antecedente quale la amputazione della gamba.

Ritornando alle visite, oltre ad offrire ai ricoverati depliant relativi al Circolo e giornali o riviste, si instaurò la gentile consuetudine di offrire alle Signore ricoverate una rosa.

Una ulteriore attività, che ebbe una massiccia partecipazione, fu la creazione a favore dei soci e dei loro famigliari dei corsi di pronto soccorso in caso di arresto cardiocircolatorio. Ciò comportò l'acquisto di un manichino di gomma, destinato agli esercizi pratici, fatto giungere espressamente dalla Svezia. Alla fine del corso gli interessati ricevettero il debito attestato di partecipazione.

Naturalmente le attività del Circolo a favore dei soci non erano limitate al solo Festino sotto l'Albero, ma tendevano ad ampliare la loro partecipazione, quale perfezionamento delle attività riabilitative, con la frequentazione a marce non competitive quali la Carsolina, la Napoleonica, la Ciclamina. A queste marce la partecipazione dei soci era talmente alta che permise al Circolo di conquistare più volte le coppe destinate ai gruppi composti dal maggior numero di partecipanti.

A parte le marce, talvolta era lo stesso Circolo ad organizzare delle passeggiate, quali la Opicina - Contovello o una gita fino a Vedetta Slataper, o infine quella classica sul Lanaro. Non meno importanti e sempre confortate da un gran numero di partecipanti, erano le gite turistiche come quella a Bassano del Grappa, al Santuario di Castelnuovo, a Cividale, a Scriò ed altre, che ora non ricordo.

In un primo tempo il Circolo aveva organizzato pure un ciclo di visite mediche ed esami ematici di controllo a favore dei soci ed a carico del Circolo stesso. Ma l'aumento delle richieste di usufruire di questo servizio fu tale da comportare un costo veramente gravoso per le casse del Circolo, perciò fu giocoforza dover annullare questa assistenza.

Nei suoi rapporti con la società civile, in forza ad uno degli scopi previsti dallo statuto, il Circolo fu particolarmente attivo organizzando, grazie alla essenziale coadiuvazione particolarmente del dott. Scardi e dei suoi collaboratori, una serie di conferenze pubbliche relative alla prevenzione ed alla riabilitazione che si svolsero al teatro Verdi di Muggia, al Circolo della Stampa, al Circolo Grandi Motori, alla Ginnastica Triestina ed altri Circoli Culturali triestini.

A Muggia, nel 1981, aveva inizio da parte del Circolo un ulteriore servizio sia a favore dei soci che della cittadinanza, servizio tutt'oggi attivo e perfezionato, ovvero il controllo della pressione arteriosa. Su invito del giornalista della RAI, dott. Trufelli, rappresentanti del Circolo partecipavano a Napoli alla trasmissione dell'ormai famoso servizio televisivo "Check-up". In questo modo veniva presentata in campo nazionale l'esistenza del primo, ed allora unico, circolo di cardiopatici in Italia. Conseguenza ne fu il sorgere in varie parti della nazione di circoli aventi affinità con il nostro, i quali successivamente ci contattarono, preludio di quella che sarà la Federazione Nazionale delle Associazioni dei Cardiopatici.

I rapporti ed i contatti con le strutture della Cardiologia Triestina erano sempre costanti e frequenti, grazie anche alla disponibilità sia del prof. Camerini, sia del dott. Scardi, per non parlare del Dott. Gori e del suo centro.

Nel 1980, sotto la supervisione del dott. Gori, curata dalla dottoressa Sponza, psicologa, iniziava una indagine consistente in una serie di interviste, fatte ai soci del Circolo, concernenti le loro impressioni personali e relative reazioni alle particolari situazioni che la malattia, la convalescenza, la guarigione avevano loro comportato. Questa serie di interviste, che ha avuto una durata di parecchi mesi, aveva lo scopo di formare uno strumento di studio per la lotta contro le malattie cardiovascolari. Frequenti erano gli incontri con il prof. Camerini per la programmazione delle attività del Circolo nei rapporti con la cardiologia. Non meno proficui erano gli incontri con il dott. Scardi per coordinare e sviluppare strumenti di lotta e prevenzione delle malattie cardiovascolari. In accordo con le strutture cardiologiche il Circolo organizzava delle riunioni. - i cosiddetti meeting - destinati all'aggiornamento o a discussioni di carattere tecnico sviluppate dal personale della cardiologia.

A seconda delle disponibilità finanziarie, invero sempre ristrette, il Circolo donava, quando possibile, piccole apparecchiature sanitarie, quali sfigmomanometri, stetoscopi, registratori portatili, cyclette e simili. Talvolta contributi particolari ottenuti da soci o da enti privati, venivano utilizzali a favore, particolarmente, del Centro per la riabilitazione a quei tempi veramente carente di molte cose (gli inizi sono sempre duri per tutti).

Parecchi erano pure gli interventi da parte del Circolo a favore del personale medico e paramedico con contributi relativi alla loro formazione od aggiornamenti di studio o alla loro partecipazione a congressi. Una volta, a causa della cronica carenza di personale, insostituibile durante i normali periodi di ferie, si ventilò la possibilità di chiudere il Centro per la riabilitazione. In quella occasione fu il Circolo stesso ad accollarsi l'onere di contribuire economicamente alla sostituzione del personale in ferie. I rapporti del Circolo con quelle che allora erano le USL non si può dire siano mai stati idilliaci. I molti problemi della Cardiologia Triestina, quali la costante carenza di personale, le ristrette sovvenzioni, le difficoltà della sorgente cardiochirurgia, la crescente mole di lavoro dovuta all'incrementarsi delle malattie di carattere cardiocircolatorio, le prospettive della applicazione dei famigerati ticket sulle visite mediche e sui medicinali, la ritardata apertura del complesso ospedaliero di Cattinara, ponevano naturalmente il Circolo in una posizione critica e di aperto contrasto con le autorità sanitarie locali e regionali, ritenute inadeguate a sviluppare quello stato sociale (il famoso "welfare state" degli economisti) che teoricamente si andava propagandando. Il tutto si concretizzava con proteste scritte, richieste di interventi e, quando possibile, contatti diretti con l'Assessore regionale della sanità.

Infine, come non portare all'attenzione del cortese e paziente lettore di una delle attività più valide del nostro Circolo. Intendo riferirmi al nostro giornale sociale "L'Informatore". Nel verbale dell'assemblea ordinaria del 14 marzo 1981, tra i programmi previsti per l'anno in corso si legge: ... pubblicazione trimestrale dell'Informatore come da verbale... Con questa semplice e scarna nota i soci venivano informati che la loro piccola collettività disponeva ora di un proprio mezzo di informazione.

Il Consiglio Direttivo di allora, avendo constatato il crescente aumento dei soci, ma notato pure che parecchi soci o per difficoltà fisiche o di lavoro o altro, non potevano partecipare ai corsi della seconda fase della ginnastica riabilitativa (la terza fase allora non esisteva ancora), rischiando così di allentare i rapporti con il Circolo, riteneva opportuno, ad incremento delle usuali circolari trasmesse, di mantenere e consolidare i contatti con tutti i soci tramite la pubblicazione periodica di un giornale riportante gli avvenimenti che coinvolgevano le attività sociali, pubblicando articoli di carattere tecnico-sanitario e sviluppando argomenti che potevano interessare i soci ed i loro familiari. La pubblicazione del giornale richiedeva, a partire del costo sia di stampa che di spedizione, anche particolari formalità di legge.

Prima cosa la nomina del Direttore che doveva essere iscritto o all'albo dei giornalisti o a quello dei pubblicisti. Questo incarico fu affidato ad uno dei consiglieri di allora il dott. Borri, il quale, superato il relativo esame richiesto ed iscrittosi nell'albo dei pubblicisti, poté iniziare la pubblicazione. È importante notare che copie del giornale devono venir consegnate ad un apposito Ufficio della Prefettura, il quale provvede a darne una alla Biblioteca Civica che la conserverà per i posteri. Inizialmente era lo stesso Borri a raccogliere gli articoli, trascriverli, provvedere all'impaginazione e quindi il giornale veniva stampato da una normale fotocopiatrice. Soltanto nel 1983 la stampa del giornale verrà affidata ad una tipografia.

Nel 1983 il Circolo veniva a compiere i cinque anni di vita. L'attività svolta fino a quel momento era stata importante e proficua ma sempre sotto le ali della struttura cardiologica del Centro per la riabilitazione del cardiopatico. Si preparavano i tempi della maturazione, il Circolo doveva venir svincolato dall'ombra protettrice della riabilitazione ed iniziare un cammino del tutto autonomo. Fino ad allora la riabilitazione, curata dalla struttura cardiologica, si svolgeva in due fasi. La prima avveniva durante il ricovero ospedaliero. La seconda che prevedeva una durata dai tre ai sei mesi veniva curata dall'apposito Centro presso la Maddalena. Di fatto, un numero non indifferente di soggetti che avevano di gran lunga superato i sei mesi di trattamento, continuava a seguire questa seconda fase, ed il Centro era stato ben lieto di poter proseguire con questa assistenza, in considerazione che si trattava di soci del Circolo.

Ma il crescente afflusso di nuovi elementi, dimessi dal reparto di cardiologia e trasferiti alla seconda fase di riabilitazione, causava un sovraffollamento tale da costringere il dott. Gori a prendere delle decisioni in merito. Infatti nel verbale dell'assemblea ordinaria svoltasi alla Maddalena il 4 marzo 1983 si legge: ... il dott. Gori ringrazia commosso ed approfitta per chiarire ancora la situazione della ginnastica per i cosiddetti "cardiopatici anziani". Riferendosi alla assemblea da lui convocata un mese prima constata che questa decisione ha suscitato reazioni di diverso tipo, dalla accettazione alla protesta.

Desidera affermare che non c'è stato cambiamento nell'atteggiamento sulla opportunità della riabilitazione, né tantomeno desiderio di allontanare il Circolo dalla sede della riabilitazione. È stata una decisione dettata da difficoltà di fatto ed esprime il suo dispiacere per tale necessità. Riafferma che per i cardiopatici l'attività fisica è benefica. Infatti anche la "OMS" divide la riabilitazione in tre fasi:

 

 

 

 

 

 

 

Finché è stato possibile, il centro per la riabilitazioneone si è assunto l'impegno di organizzare anche la terza fase, ma siccome il numero dei cardiopatici aumenta, le strutture (palestra e personale) sono diventate insufficienti, per cui la situazione andrebbe a discapito di quelli che sono ancora nella seconda fase. Decisione quindi necessaria, ma dolorosa anche per il Circolo per il quale la nuova situazione può essere svantaggiosa. L'afflusso dei nuovi soci sarà probabilmente più difficoltoso, per cui si dovrà ricorrere ad una più intensa pubblicità in tal senso. Comunque la terza fase continuerà finché non sarà possibile trovare altra soluzione. In ogni caso la sede del Circolo può continuare a rimanere presso il Centro per la riabilitazione del cardiopatico alla Maddalena..."

E così venivano a prepararsi per il Circolo nuovi tempi, forieri di importanti trasformazioni che lo avrebbero portato a nuove situazioni, equilibri, lotte ed affermazioni. Sopraggiungeva il periodo di una giovinezza attiva, coraggiosa ed a suo modo... garibaldina.

 

SOMMARIO