LA NOSTRA STORIA

GESTAZIONE

Se per la prima fase riabilitativa, quella ospedaliera, non si erano creati problemi di durata, in quanto strettamente connessi al periodo di degenza, la durata della seconda fase poneva varie problematiche, sia di carattere fisico che psicologico. Infatti, durante la degenza ospedaliera, i rapporti che si vengono ad instaurare tra gli ammalati della divisione di cardiologia sono simili a quelli che si instaurano in qualsiasi reparto ospedaliero: usuali rapporti di convivenza. Una volta dimesso dalla divisione di cardiologia, permane nel soggetto una paura di essere abbandonato, escluso dal nido che le cure ospedaliere gli davano. Tutto ciò è aggravato pure dal fatto che tutti lo guardano come un Lazzaro resuscitato, con i famigliari tradizionalmente pieni di paure (non stancarti, riposati, non muoverti, non alzarti ecc.). Tutto cambia quando si inizia la partecipazione alla seconda fase riabilitativa; si viene reintrodotti nell'ambiente ospedaliero, seppure da esterni, si riacquista una maggiore sicurezza (sono un ex ammalato, guarito, ma sempre sotto controllo); infine ci si guarda attorno e si notano le altre persone (tutti ex ammalati, guariti, sotto controllo) tutti con gli stessi problemi (ho avuto l'infarto - anche io - prendo questa medicina - io quest'altra - ho ripreso a lavorare - sono pensionato - vado a camminare a Barcola - io sul Carso). Così, mentre per i medici, oltre agli altri problemi, si poneva il problema della natura della seconda fase sia tecnica che burocratica, tra questi ormai ex ammalati, ma cardiopatici, si veniva a formare una solidarietà di gruppo (tipo ex reduci) che li rivitalizzava, li riuniva (i primi «rebechini», le prime camminate) e che, con il riacquistare le proprie forze fisiche, ridava la voglia di vivere, di lavorare, di creare, di dimostrare a tutti che una fase critica della vita era stata superata. Il ritrovarsi accomunati da uguali problemi, il superarli insieme, la gioia di tornare a vivere, di risentirsi uomini, determinava l'embrione di quello che sarà il futuro Circolo Sweet Heart, sorto sotto gli occhi vigili di medici e fisioterapeuti.

 

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